L’Ing. Roberto Cincotti raggiunge il traguardo dei cinquant’anni di vita professionale.
Un racconto che parte dagli esordi e arriva alle esperienze più recenti.

Una chiacchierata insieme all’Ing. Roberto Cincotti in occasione dei suoi cinquant’anni di professione si rivela un’occasione interessante per ricordare alcuni importanti eventi che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese.
Un ulteriore riconoscimento del lavoro svolto dall’Ingegnere che, dal 1971, opera nel campo delle perizie assicurative divenendo artefice di tutte le varie evoluzioni societarie dello studio fino alla fondazione, nel 2016, della C&P s.r.l.
Un mestiere, quello del perito assicurativo, come lo definisce lui stesso, “di famiglia”: il primo infatti fu lo zio, Ing. Alberto Cincotti, che avviò la sua attività a Roma nell’immediato dopoguerra; sulla sua scia si inserisce Marco Cincotti (fratello di Roberto), laureato in Ingegneria Meccanica e Navale, che proprio nello studio romano dello zio impara il mestiere e, una volta rientrato a Milano, inizia ad occuparsi in proprio della liquidazione sinistri in ambito Marine.
È qui che, dopo la laurea in Ingegneria Meccanica conseguita presso il Politecnico di Milano, Roberto Cincotti inizia a lavorare in qualità di apprendista ed è qui che rimarrà per i successivi sette anni condividendo con il fratello la crescita professionale.
Ma come lo zio e il fratello prima di lui, sente la necessità di tracciare il suo percorso e così nel 1979 nasce in via Ariosto lo studio “Ing. Roberto Cincotti srl”: 50 mq e la prima collaboratrice, ancora oggi a fianco dell’Ingegnere.
È l’inizio di un’avventura ricca di esperienze professionali e umane che abbiamo chiesto all’Ing. Cincotti di raccontare attraverso le tappe più significative.
Ing. Cincotti, come è iniziata la sua carriera professionale?
Il primo sinistro in assoluto che ho affrontato all’inizio della mia carriera è stato un furto nella cantina di un condominio, un piccolo incarico rispetto a quelli che siamo abituati a trattare oggi, ma ricordo il profondo senso di preoccupazione ed ansia provato nel compiere quel primo lavoro.
In quegli anni non esisteva una specializzazione ed una distinzione tra “sinistri di massa” e “sinistri complessi”, e quindi si partiva dai sinistri più modesti in un crescendo dettato dalle capacità professionali mostrate sul campo: non esistevano neppure le ferie ed anzi bisognava profittare di quelle dei periti già affermati per acquisire nuovo e più significativo lavoro.
È stata una crescita professionale graduale ma costante nel tempo e a quel primo incarico ne sono seguiti altri più importanti che mi hanno regalato grandi soddisfazioni.
Gli anni Ottanta sono stati di intenso lavoro per affermare l’attività dello studio che, grazie all’inserimento di nuovi collaboratori e nuove professionalità, si è ingrandito per far fronte alle esigenze nel settore permettendo di raggiungere importanti obiettivi anche in altri paesi europei come Germania, Inghilterra, Francia, Belgio e Albania.
Tutti i cambiamenti societari che si sono susseguiti hanno sempre avuto alla base una forte continuità della componente umana e quindi anche del know how maturato, elementi che ancora oggi rappresentano gli aspetti primari della nostra filosofia operativa.
Qual è l’aspetto più affascinante del lavoro di perito?
Ogni sinistro che ho affrontato in questi cinquant’anni mi ha lasciato molto sia dal punto di vista professionale che da quello umano.
Ogni caso è diverso dall’altro e per questo motivo è necessario studiare a fondo e capire come affrontare la perizia in atto: spesso è una vera e propria sfida, ma è proprio l’aspetto tecnico la parte più affascinante della mia professione, non dimentichiamo la mia formazione da ingegnere!
Dal punto di vista umano, invece, mi sono trovato ad affrontare situazioni difficili, a volte anche pericolose, ad immedesimarmi nelle ansie e nelle preoccupazioni degli assicurati dopo un sinistro ed a confrontarmi con la spregiudicatezza del dolo.
Grazie a queste esperienze ho conosciuto tante realtà tra loro anche enormemente differenti nonché settori industriali all’avanguardia che sono stati per me una fonte di enorme ed irripetibile arricchimento.
Quali sono state le esperienze professionali più formative durante questo percorso?
Negli anni Novanta abbiamo collaborato alla risoluzione di alcuni sinistri relativi ad eventi importanti: il primo in ordine cronologico è stato l’attentato terroristico al PAC (Padiglione di Arte Contemporanea) di Milano, avvenuto il 27 luglio 1993 e conosciuto anche come “La strage di via Palestro”. Un attentato di matrice mafiosa che si collocava in un momento storico di fondamentale importanza per la lotta alla criminalità organizzata.
Un lavoro estremamente complesso sia per l’entità del danno che comprendeva, oltre al PAC, alcuni edifici di interesse storico ed artistico all’interno dell’area compresa tra Corso Venezia, i Bastioni di Porta Venezia e Piazza Cavour, sia per le difficoltà dovute a burocrazia e interessi politici, nonché alle indagini giudiziarie avviate a tutti i livelli durante il periodo di Mani Pulite. Ricordo anche con nostalgia i miei frequenti incontri con Philippe Daverio, purtroppo recentemente mancato, che all’epoca era l’assessore alla Cultura del Comune di Milano e quindi la persona deputata ad affrontare la perizia con il sottoscritto.
In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera nel 2013 in occasione dell’anniversario dell’attentato, ho ricordato che in quei giorni ero in vacanza in Canada; mi contattarono dalla Compagnia di Assicurazione del Comune di Milano per incaricarmi della perizia e mi dissero solamente “È tutto sotto sequestro, continui tranquillamente le sue vacanze, noi la aspettiamo”; quando arrivai mi trovai davanti a quella che sembrava una vera e propria scena di guerra.
Nel 1994 ancora a Milano, con in carica il Sindaco Formentini, alle 10 del mattino del 30 settembre una palazzina di 4 piani all’angolo tra viale Monza e via Boiardo fu sventrata e crollò per una tremenda esplosione provocata dal gas metano: il bilancio fu di 7 morti e 13 feriti.
Uno degli aspetti più motivanti in questo caso fu il lavoro sinergico da parte di tutte le figure coinvolte
per ricostruire l’edificio nel più breve tempo possibile, e riportare le famiglie nelle loro abitazioni.
Proprio in questa occasione si parlò per la prima volta di cessione del credito assicurativo all’impresa costruttrice, soluzione che permise un rapido ripristino delle strutture danneggiate senza un intervento economico diretto da parte del condominio e un ottimo ritorno pubblicitario per l’azienda appaltatrice; a perizia conclusa, nel giorno dell’indennizzo, fu organizzato un evento a Palazzo Marino di cui ricordo l’entusiasmo da parte di tutti i presenti per aver portato a termine con successo un’impresa complessa e innovativa. Nel 1996 fu la volta dell’incendio del teatro La Fenice a Venezia ove una ricostruzione modellistica, all’epoca all’avanguardia, consentì agli esperti di chiarire la zona di origine dell’incendio ed il suo sviluppo.
Nell’ottobre del 2000 l’esondazione del fiume Po nella zona del Vercellese ha rappresentato l’inizio di una serie di catastrofi naturali che si sono verificate in rapida successione e a cui oggi siamo purtroppo abituati ad assistere con una certa regolarità: inondazioni, terremoti, smottamenti che hanno colpito il nostro territorio portando devastazione, lutto ed immagini non più cancellabili dalla nostra mente, specialmente per chi le ha viste in prima persona.
Fino ad arrivare agli anni più recenti con i terremoti de L’Aquila nell’aprile del 2009, in Emilia nel maggio 2012 e del Centro Italia nel 2016: del secondo ricordo il silenzio e la desolazione che si percepiva attraversando le zone interessate per raggiungere i luoghi delle perizie, ma anche la voglia di ripartire da parte degli imprenditori locali; una volontà che è stata premiata dagli assicuratori che risolsero in tempi record numerosi sinistri con l’obiettivo di far ripartire il prima possibile l’economia della regione.
Degli altri due, pur non occupandomi di perizie in ambito privato, l’impatto è stato più che altro umano: ho conosciuto molte situazioni difficili e ho toccato con mano la perdita di un patrimonio che nessuno potrà restituirci.
Oltre all’attività professionale svolge anche quella di docente presso CINEAS, un ruolo che le permette di trasferire ad altri la sua esperienza e le sue conoscenze.
Nell’Anno Accademico 1973/1974 ho frequentato al Politecnico di Milano la prima edizione del corso di specializzazione in “Ingegneria delle Assicurazioni” con Direttore del corso l’Ing. Mario Arnaldi, professionista molto stimato e figura storica del settore peritale italiano.
Tale corso è poi sfociato nel CINEAS, Consorzio universitario non profit fondato dal Politecnico di Milano nel 1987 e scuola di formazione manageriale in Risk Management e Loss Adjusting, ove dal 2000 sono docente in alcuni insegnamenti specialistici.
L’alta professionalità, l’aggiornamento e la formazione continua sono requisiti fondamentali nel Loss Adjustment dei sinistri complessi, per questo motivo ho scelto di condividere con altri le mie esperienze e ciò che ho appreso in tanti anni di lavoro.
Come docente ho conosciuto e formato circa un migliaio di giovani che in parte si affacciavano alla professione di perito ed in parte erano desiderosi di approfondire le proprie conoscenze e, negli anni, alcuni di questi sono anche entrati a fare parte del team di C&P.
È un’attività molto gratificante che porto avanti con entusiasmo e passione e che mi permette di arricchirmi a mia volta attraverso il dialogo e lo scambio di esperienze con questi giovani professionisti.
Mi succede spesso di incontrare coloro che hanno partecipato a qualcuno dei miei corsi: ormai sono diventati professionisti colleghi, ma dopo anni mi salutano chiamandomi ancora “professore” e mi raccontano di come fanno ancora riferimento alle mie dispense per il loro lavoro…è una bella soddisfazione!
Da molti anni ha un ruolo attivo anche all’interno dell’Associazione AIPAI.
Non appena raggiunta l’anzianità professionale richiesta nel 1975 sono entrato a fare parte di AIPAI.
AIPAI è l’Associazione Italiana Periti Assicurativi Incendio e Rischi Diversi costituita nel 1968 su iniziativa di un gruppo di periti e sull’esempio di quanto era già avvenuto in altri paesi europei per promuovere i principi dell’etica professionale e tutelare gli interessi degli associati; oggi rappresenta un vero e proprio punto di riferimento per il nostro settore.
Negli anni ho partecipato attivamente alla vita dell’associazione partecipando anche ad un Consiglio Direttivo e dedicandomi alle iniziative legate alla formazione professionale; attualmente rivesto, nel mio secondo mandato, la carica di Presidente dei Probiviri.
Il bilancio non può che essere positivo.
Nella mia vita professionale ho operato una importante scelta in assoluta controtendenza con quella operata da tutti gli altri colleghi: fin dai primi anni 2000 ho deciso di occuparmi solo ed esclusivamente dei danni complessi e specialistici senza aperture alla massa dei piccoli sinistri di frequenza, privilegiando in tal modo la competenza e la qualità nei confronti della quantità e del business.
Nonostante le indicazioni del mercato assicurativo fossero di segno contrario, oggi posso affermare che il ritorno su tale scelta è stato tale da poter ritenere che sia stata vincente e quindi per me appagante non tanto da un punto di vista imprenditoriale ma soprattutto come professionista, potendo continuare ad occuparmi di un genere di lavoro che ho sempre amato.
Oltre ai successi professionali e ai riconoscimenti che in questi anni mi sono stati rivolti, riconosco di avere avuto la fortuna di circondarmi di persone, collaboratori e professionisti, che hanno condiviso con me l’amore per questo lavoro e la mentalità operativa giusta nel ritenere che, comunque, ci troviamo sempre di fronte a delle disgrazie, piccole o grandi che siano, e che quindi dobbiamo portare il conforto della nostra professionalità unitamente al ristoro della liquidazione dei danni subiti.
La liquidazione di un danno, infatti, non è mai solo il frutto una asettica perizia fatta di soli numeri, ma bensì il risultato una condivisione di obiettivi con l’Assicurato per il raggiungimento dei quali è fondamentale che il perito metta a disposizione il suo know how per aiutare a risolvere problemi dei quali evidentemente lo stesso Assicurato non può essere a conoscenza: dal salvataggio specialistico dei beni alle risorse tecniche esistenti sul mercato, dalle strade possibili onde minimizzare le perdite economiche derivanti dalla forzata inattività alla quadratura del tutto nell’ambito dei limiti contrattuali previsti in polizza. Pertanto, si tratta di una vera e propria gestione del sinistro.
Gli obiettivi ed il successo non si costruiscono mai da soli: oltre al mio team di lavoro, che ringrazierò sempre per la preziosa collaborazione ed al quale lascerò in piena fiducia e serenità il testimone – grazie in particolare a Stefano, Loredana, Imma, Fabrizio, Laura ed Andrea – ho avuto la fortuna di avere al mio fianco, e per molti anni anche in ufficio, mia moglie Emanuela che ha sempre saputo consigliarmi e sostenermi e a cui dedico un ringraziamento speciale.